mercoledì 23 luglio 2025

L'elefante incatenato -

 Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini.


Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Che cosa lo teneva legato?

Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "se è ammaestrato, perché lo incatenano?". 

Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.

Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto. 

Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.

Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza. L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più!

A volte viviamo anche noi come l'elefante pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po' di tempo fa ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso "non posso, non posso e non potrò mai".

L'unico modo per sapere se puoi farcela è provare di nuovo mettendoci tutto il cuore... tutto il tuo cuore!"

- Jorge Bucay - 
 da: "Déjame que te cuente" di Jorge Bucay - Ed. RBA

martedì 1 luglio 2025

Santi Pietro e Paolo

 Questa domenica si è celebrata la messa dei Santi Pietro e Paolo.  Il sacerdote ci ha detto che nonostante fossero molto diversi, Gesù li scelse per essere i primi missionari della chiesa.  San Pietro era un pescatore, e nonostante fosse stato con Gesù a proclamare il Regno di Dio, Pietro negò Gesù tre volte.  Tuttavia fu Pietro che, mosso da Dio Padre, riconobbe che Gesù era il Messia, il Figlio di Dio.  Fu a lui che Gesù disse che su di lui avrebbe edificato la sua chiesa.  È stato Pietro che ha guidato la chiesa primitiva ed ha evangelizzato le prime comunità.  Paolo era uno studioso, esperto nelle sacre scritture e un avido persecutore dei cristiani.  Tuttavia Gesù lo sceglie per essere l'evangelizzatore dei pagani, delle prime comunità cristiane.  Paolo, prima di essere chiamato Paolo, si chiamava Saulo.  Ma in un viaggio caduto,, non ricordo bene l'animale che lo trasportava, una luce intensa lo acceca e ascolta "Saulo, Saulo, perché mi segui?" , chiedi chi gli parla e ascolta "Io sono Gesù che tu insegui".  Da allora Paolo si converte al cristianesimo e comincia a predicare il vangelo, già con la Vista recuperata.  Entrambi muoiono per predicare la verità.  San Pietro muore crocifisso a testa in giù e San Paolo è decapitato.  Ci dice il sacerdote che essi ci mostrano come siamo tutti chiamati ad essere missionari, non importa da dove veniamo, né dove siamo.  Dicono che Dio non sceglie i preparati, prepara quelli che sceglie, non importa come ti trovi in questo momento.  Ha una missione per te.  L'altro giorno stavo ascoltando un sacerdote che consigliava a un signore di integrarsi con gli adoratori notturni.  Il Signore ascoltò il suo consiglio e la sua vita cambiò, prese senso.  Su col morale, nella chiesa ci sono infiniti gruppi a cui puoi partecipare.  Vedrai come Dio ti rafforza e sarai più felice.  Io sono stato in diversi gruppi, il coro, e attualmente proclamo la Parola di Dio nella messa (Leggo le letture).  E Dio mi ha offerto la sua Amicizia e mi sostiene quando penso che non posso più andare avanti.  Egli è sempre stato con te, incoraggia ad essere missionario dell'amore di Dio, vero che non ti pentirai.  Perché lo dico già san Paolo "Guai a me se non annuncio il Vangelo."