lunedì 1 giugno 2015

Diventare una vite che porta frutto





Giovanni Taulero (ca 1300-1361), domenicano a Strasburgo 
Omelie, 7

Diventare una vite che porta frutto
    Per sostenere i tralci della vite occorre legarli, mettere dei pali, piegare i tralci dall’alto in basso, attaccarli a pali solidi. Possiamo vedere in questa immagine la vita mite e santa e la passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che deve essere in tutto il sostegno dell’uomo che cerca il bene. L’uomo deve essere piegato, ciò che in lui è alto deve essere abbassato, ed egli deve immergersi, con tutta la sua anima, in una vera e umile sottomissione. Tutte le nostre facoltà, interiori o esteriori, quelle della sensibilità e dell’avidità, come pure le nostre facoltà razionali, devono essere legate, ognuna al suo posto, in una vera sottomissione alla volontà di Dio.

    Poi si rivolta la terra attorno ai ceppi e si tolgono le erbacce. Così anche l’uomo deve ‘pulire’ se stesso, profondamente attento a ciò che ci potrebbe essere ancora da sradicare nel fondo del suo essere, perché il divino Sole possa avvicinarsi più direttamente e brillarvi. Se lascerai la forza dall’alto fare così la sua opera, il sole aspirerà l’umidità del suolo nella forza vitale nascosta nel legno e i grappoli cresceranno magnifici. Poi il sole col suo calore agisce sui grappoli e fa sbocciare i fiori. E questi fiori hanno un profumo nobile e benevolo... Allora il frutto diviene indicibilmente dolce. Avvenga così per noi tutti.


Nota: Taken from www.vangelodelgiorno.org



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