venerdì 24 giugno 2011

Gesù e le stelle



Le stelle mi affascinano.  E due giorni fa mi diedero una lezione di umiltà.  Perché potei vedere un paragone a scala del sole con le stelle più grandi dell'universo.  Il paragone che vidi in televisione, mostrava al sole del volume della testa di un spillo e la stella grande come la cupola di un osservatorio.  Quindi vidi i ammasso stellare che non sono un'altra cosa che raggruppamenti di stelle di tutti volumi, dopo le galassie composti per questi, dopo gli gruppi e ammassi di galassie formati per migliaia di galassie, e tutto separato per anni luce e mi sentii tanto piccolina davanti a tanto grande creazione.  Ed è che tanto piccolo è l'uomo comparato con Dio.  Come dice nella Bibbia il Salmo 143, “Signore, che cos'è un uomo perché te ne curi?”


E mi viene nella mente qualcosa che scrisse Santa Suor Maria Faustina Kowalksa, sulla Divina Misericordia di Dio, che Dio nella sua grandezza aveva potuto sospirare e sarebbe stato salvi, ma no, Dio Figlio si degno di venire alla Terra, si fece uomo come noi, soffrì per noi e carico coi nostri peccati per raggiungerci salvazione, tutto per la gran Misericordia che ha per noi a quella che nessun peccatore può avvicinarsi senza ricevere perdono.  E così, vedendo la mia realtà davanti ad una stella, mi sento ancora più piccola davanti alla sua croce e mi nasce ricordare il versetto più famoso della Bibbia: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”, Giovanni 3:16

Non posso resistere a  la voglia di confutare un articolo che lessi dove si macchiava l'immagine della stella che annunciò la nascita di Gesù ai Re Magi.  E no voglio scrivere quello che si disse della stella, assolo mi limito a scrivere che con lei si realizzarono le scritture in Numeri 24:17 “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: una stella sorgerà da Giacobbe e uno scettro si alzerà da Israele, che schiaccerà Moab da un capo all'altro e abbatterà tutti i figli di Sceth.”

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